Israel Start-Up Nation, Chris Froome: “A quattro Tour non mi sentivo arrivato, voglio il quinto. Ora però per me è importante tornare fisicamente al livello di prima, voglio ritirarmi quando lo decido io”
Chris Froome procede nel suo recupero. Nella conferenza stampa di presentazione della Israel Start-Up Nation, il corridore britannico ha rivelato che al momento il suo obiettivo principale è quello di recuperare al 100% da un punto di vista fisico. L’ex Ineos per questo motivo al momento non si trova nel ritiro di Girona con i compagni, ma è in California dove sta lavorando alla sua riabilitazione, cercando di riprendersi definitivamente da quella caduta del Giro del Delfinato 2019. Infatti, il quattro volte vincitore del Tour ha ammesso che al ritorno alle corse dello scorso anno non si è presentato al livello in cui sperava e credeva di essere.
“Come molti sanno, sono in California quest’inverno, e va bene così, per quanto volessi essere con il team, specialmente ora a inizio stagione – ha esordito – Come ho già detto, questo non è un progetto a breve termine, ma una cosa a cui vogliamo dedicarmi arrivando fino alla fine della mia carriera. Per me, ora la cosa più importante è tornare fisicamente al livello precedente. Una delle chiavi è tornare di nuovo sui binari giusti con la mia riabilitazione, che non era completa al 100% lo scorso anno. Ora mi sento molto più vicino alla forma rispetto allo scorso anno”.
Il kenyano bianco, poi, ha deciso di non rivelare il suo calendario, pur ammettendo di aver già un’idea insieme al team di quali corse disputare in preparazione alla Grande Boucle: “Il problema è sapere quali corse si faranno al momento, con tutte le varie restrizioni. Al momento abbiamo un’idea generale, ma preferisco non rivelarlo”.
Dopo aver dichiarato di aver imparato una lezione dallo scorso anno, il classe ’85 ha dichiarato di non essere preoccupato dal cambio di squadra, prendendo l’esempio più recente, quello di Tadej Pogacar, per spiegare che non c’è per forza bisogno di una corazzata per conquistare la Grande Boucle: “Il mio obiettivo numero uno rimane quello di tornare al 100%. L’anno scorso pensavo di essere molto più vicino di quanto non fossi e non avevo realizzato quali debolezze avessi. Ho imparato una lezione. Ci sono tanti team fortissimi in gruppo, la Jumbo ha dominato la corsa lo scorso anno, ma se guardiamo a Pogacar, la sua squadra non ha corso in quel modo e lui ha vinto comunque. Alla fine conta la forza dei capitani”.
Il trentacinquenne ha poi spiegato di essere stato convinto anche dal progetto, incentrato sul far crescere il ciclismo israeliano, che gli ha ricordato i primi anni alla Ineos: “Questo è stato uno dei motivi principali per cui sono arrivato a Israel, per essere parte di questo movimento. È qualcosa simile al progetto di Sky in Gran Bretagna, questo della Israel è molto simile, se andiamo indietro di un paio di anni, agli anni della Sky. Credo sia una grande iniziativa e non vedo l’ora di farne parte”
Il vincitore del Giro 2018 ha poi rivelato di non aver mai pensato al ritiro una volta capito che sarebbe potuto tornare in sella dopo l’incidente: “Arrendersi era l’opzione facile, ma non volevo chiudere così. Sapere di essere a quattro Tour mi faceva sentire di non essere ancora arrivato, volevo arrivare al numero cinque, voglio puntare ancora ai grandi giri e ritirarmi quando lo decido io. Non appena ho scoperto che con il recupero non ci sarebbero stati problemi particolari, per me è stata una decisione facile”.
Il sette volte vincitore di GT in carriera non si pone nemmeno il problema dell’età: “L’età è uno stato mentale. Mi sento ancora giovane nel ciclismo, sono arrivato un po’ più tardi. Io credo che con i progressi fatti dallo sport e dalla nutrizione si possa proseguire sempre per più anni, basti guardare Valverde che è ormai nella quarantina e corre ancora i GT lottando con i migliori al mondo”.
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